Pippo Pollina

Canzone Sesta
Oggi è uno di quei giorni in cui ascolto le parole del cielo Come quegli animali infelici fuori aspettando le piogge Come gli indiani con le orecchie sulla terra e i cavalli al galoppo Come i torrenti in odore delle rapide sfiorando le sabbie. E se il mio tempo è un granello di polvere un pulviscolo di stelle Che non si trova più nel calendario né nelle pagine gialle Se il mio destino l'avete scritto su un muro di carta e catrame La mia memoria me la gioco a dadi e sulla sponda di un fiume. Oggi ho bisogno di un cenno di un segnale particolare Una luce che mi colga nel mio ventre nel mio peregrinare Fra le vostre coscienze o fra quello che ne rimane Non più in fondo al mare Ma sulla mia pelle e le mie ali. C'è una brezza crudele che spinge le mie ossa d'airone Che son forti e portano in grembo migliaia di cuori, Ciascuno con una promessa da raccontare, Un passato, un futuro, un dolore da ricordare Oggi è uno di quei giorni in cui credo alle parole del cielo Cupo e minaccioso, un sentiero di nuvole scure, Un cattivo presagio, una minaccia da dimenticare, Un tremore di terra che scuote perfino le viscere del mare. SongtexteAttraverso le rotte del mondo io di bellezza ne vedo, Mentre lascio una firma di fiamma che spettina il cielo, Fioriranno i ciliegi, sorrideranno al mio passaggio I viandanti, gli gnomi, le spose candide di maggio E se qualcuno si è illuso di mischiare bene le carte Di nascondere la sua vergogna fra i giochi della malasorte Di regalare al futuro e ai fratelli un mattino normale Ma non c'è più niente di normale e non c'è futuro che non faccia male. Chi ha rubato il sonno alle madri e sparso gemme nel vento? Chi ha sottratto il sorriso ai bambini e di colpo l'ha spento? Chi ha spezzato i polmoni d'acciaio del colosso volante? Chi ha giocato da baro sapendo che c'era un perdente? E ora nella vertigine, mentre sprofondo nel vuoto, Avverto nei sensi la pace di un luogo remoto, Le vette inaccessibili e i ghiacci che ho già trasvolato Dove regna il silenzio, dove l'uomo non è mai stato E mi sembra di vederle le iene nella stanza dei bottoni Con uniformi di cartapesta a decidere i cattivi e i buoni Stravaccati in poltrone di pelle, ché non si rischia niente Con l'arroganza del potere e l'indifferenza di certa gente Eppure la storia va avanti non conosce padroni, Anche a quelli che muovono i fili un giorno tremeranno le mani, Perché esiste un passaggio comune, un comune destino Che fa più vita la vita e non fa sconti a nessuno Torneranno le stagioni di sempre per chi ha vinto e perduto. Per chi ha avuto una sorte beffarda e anche per chi ha taciuto E a ciascuno toccherà fare i conti senza un ma senza un se Alla fine del giorno resteranno gli avanzi di qualche perché. (Dank an Judith für den Text) Aus Songtexte Mania